Lo spumante dell’Alto Adige: aromi cangianti su perlage raffinato
La fermentazione in bottiglia: spumanti d’eccellenza
Già a cavallo fra l’Otto e il Novecento, ad Appiano operava una cantina dove si era iniziato a produrre il primo spumante altoatesino con uve Riesling. Negli ultimi decenni quella tradizione è tornata in auge e, oggi, è soggetta a una regolamentazione severa stabilita dall’Associazione produttori spumanti metodo classico dell’Alto Adige. Le uve ammesse oggi per produrre spumanti nella provincia di Bolzano sono soltanto i vitigni
Chardonnay,
Pinot bianco e
Pinot nero, rigorosamente a denominazione d’origine controllata, e la vinificazione deve avvenire con il metodo classico.
Una delle sue peculiarità è la seconda fermentazione da realizzarsi in bottiglia, e un’altra peculiarità è che, per garantire una fermentazione ottimale, ogni bottiglia deve cambiare periodicamente posizione. In cantina, quindi, la si ruota regolarmente di un ottavo, un quarto o mezzo giro, con pendenze diverse, a 12 gradi di temperatura ambiente e senza aggiunta di conservanti. È con questi accorgimenti che gli spumantisti altoatesini fanno maturare i loro gioielli in modo naturale per almeno 15 mesi, ma il più delle volte anche per due, tre o più anni. Così facendo, danno al vino tutto il tempo di assorbire gli aromi freschi e gli acidi fruttati fini delle uve per produrre le “bollicine” altoatesine apprezzate da tutti per la loro gradevolezza al palato. Insomma, uno spumante d’eccellenza.